23010 Piantedo SO
Il santuario di Valpozzo sorge lungo un itinerario battuto per secoli da chi, raggiunta la punta settentrionale del lago, intendeva risalire la Valtellina evitando il fondovalle rimasto paludoso fino alla metà dell’Ottocento.
Il santuario di Valpozzo sorge lungo un itinerario battuto per secoli da chi, raggiunta la punta settentrionale del lago, intendeva risalire la Valtellina evitando il fondovalle rimasto paludoso fino alla metà dell’Ottocento.
Il primo tratto del “Cammino mariano” taglia a mezza costa le pendici delle Orobie e consente di raggiungere il vecchio nucleo di Andalo dal versante alberato, che tanto lavoro ha dato in passato ai boscaioli.
Il centro storico di Morbegno possiede edifici religiosi di straordinario pregio artistico, come la collegiata di San Giovanni Battista o la chiesa di Sant’Antonio annessa al convento domenicano.
Lungo l’antica strada pedemontana che da Piantedo si dirigeva verso Talamona, intorno al 1418 sorge una prima chiesa intitolata ai Santi Lorenzo e Bernardo di Chiaravalle, che si rivela presto inadeguata al flusso di pellegrini richiamati dalla fama dei molti miracoli concessi dalla Vergine.
Quella di Talamona è la chiesa che non ti aspetti. Un grandioso edificio neogotico edificato tra il 1920 e il 1927, compiuta espressione dell’ultima fase dell’Eclettismo che in Valtellina ha trovato maggior seguito nell’edilizia privata e in quella delle centrali idroelettriche, piuttosto che nell’edilizia religiosa.
La chiesetta della Madonna delle Grazie è stata benedetta nel 1866, quando Paniga contava poche case raggruppate ai piedi della Colma di Dazio, che segna il confine tra la bassa e la media Valtellina.
Costruita alla fine degli anni Sessanta, la gèsa növa di Paniga è stata progettata dal grande architetto Luigi Caccia Dominioni (1913-2016), milanese di nascita ma legatissimo per ragioni familiari alla Valtellina e in particolare a Morbegno, dove trascorre gran parte dell’infanzia.
Abbandonato il fondovalle, il Cammino mariano intercetta suggestivi tratti dell’antico sentiero che collegava i villaggi sparsi lungo il versante del monte.
Se la si visita rimanendo sul piano, la Valtellina viene percepita come una lunga, lunghissima valle delimitata da versanti molto diversi fra loro: a sud ci sono boschi e castagneti, a nord prati e vigneti a far da contorno agli abitati. Si fa poco caso alle valli laterali.
Nel Medioevo Berbenno era capoluogo di una vasta pieve e la vita religiosa gravitava intorno alla chiesa battesimale dei Santi Pietro e Paolo, ubicata sul fondovalle in prossimità di uno dei pochi ponti che garantivano il collegamento tra le due opposte sponde dell’Adda.
Da secoli la chiesa di Santa Maria della Sassella si erge fra le vigne, a sentinella della conca di Sondrio. L’edificio sorge nel punto in cui l’antica Via Valeriana, dopo un tratto in salita, piegava per poi scendere verso la città.
La chiesa della Beata Vergine del Rosario viene costruita tra il 1954 e il 1960 per rispondere alle esigenze di un quartiere di nuova urbanizzazione, che nel secondo dopoguerra vede sorgere diverse case popolari ai margini di viale Milano e lungo l’argine del torrente Mallero.
L’anfiteatro di vigneti intorno a Sondrio è scenario di straordinaria bellezza, modellato a balze terrazzate dal duro lavoro della gente di montagna che, disponendo di pochi campi sul fondovalle, ha costruito chilometri di muretti a secco per ricavare lungo le pendici fazzoletti di terra coltivabile.
La chiesa della Madonna del Carmine di Montagna si trova sul retro della parrocchiale di San Giorgio, nel cuore di una vasta area sacra sorta su un dosso interessato, nel medioevo, da strutture difensive i cui resti ancora si rintracciano nella casa arcipretale e in altre parti del complesso.
C’è qualcosa di misterioso in questa chiesetta slanciata oltre misura considerato quanto è piccola, con la facciata delimitata da due strane “ali” e un tornante che irrispettosamente la cinge d’appresso.
La Santa Casa di Tresivio si erge imponente ai margini del paese, su una collina verdeggiante dove intorno al Mille già esisteva una chiesa dedicata alla Vergine che dialogava con il perduto castello posto sulla sommità della rupe protesa verso la valle.
La chiesa sorge lungo una storica via acciottolata che attraversa il paese da parte a parte, passando accanto alla parrocchiale di San Maurizio e alla gesuitica chiesa di Sant’Ignazio.
Lasciati i vigneti e i frutteti del conoide di Ponte, il tracciato guadagna quota e raggiunge Ligone, antica contrada di Teglio suddivisa in tre nuclei: quello intorno alla chiesa di San Rocco (Ligone inferiore), quello dove ci troviamo (Ligone superiore) e quello poco sopra (il Cuntradèl), delizioso agglomerato di tipiche abitazioni rurali recuperate come “seconde case” in un’area a forte vocazione turistica.
Il vasto promontorio di Teglio è stato frequentato dall’uomo almeno dal III millennio a.C., come dimostrano incisioni e reperti preistorici rinvenuti in gran numero: di eccezionale rilevanza le stele incise dell’Età del Rame esposte nell’Antiquarium Tellinum di Palazzo Besta.
Il luogo è quello indicato dalla Vergine, apparsa al tiranese Mario Omodei il 29 settembre 1504: un luogo lontano dal borgo fortificato, strategico crocevia di strade ai piedi dell’antica chiesetta di Santa Perpetua che domina l’ampia conca di Tirano dalla sommità di un dosso disegnato dalla geometria dei vigneti.