23036 Ligone (Santa Maria) SO

Lasciati i vigneti e i frutteti del conoide di Ponte, il tracciato guadagna quota e raggiunge Ligone, antica contrada di Teglio suddivisa in tre nuclei: quello intorno alla chiesa di San Rocco (Ligone inferiore), quello dove ci troviamo (Ligone superiore) e quello poco sopra (il Cuntradèl), delizioso agglomerato di tipiche abitazioni rurali recuperate come “seconde case” in un’area a forte vocazione turistica.

A valle si distende il Dòs de la Fórca, un complesso di prati e rocce affioranti su cui sono state rinvenute incisioni rupestri databili dal Neolitico all’età del Ferro. Santa Maria è una “chiesa di contrada”, ma è anche “il santuario mariano” degli abitanti di Teglio che qui si recavano in processione in occasione delle solenni feste della Madonna.

Di origine medioevale, è stata ampliata nel corso del Seicento con il concorso dei fedeli contravvenendo al vescovo di Como Carlo Ciceri che nel 1681 intima la sospensione dei lavori, valutando l’impresa non necessaria e troppo costosa. Della precedente chiesa rimangono solo lo zoccolo del campanile e le pareti della vecchia abside quadrangolare, che era più bassa ed è stata sopraelevata. La stratificazione risulta ben chiara se ci si porta sul retro dell’edificio: l’oculo di foggia rinascimentale è sormontato da una serliana tipica dell’età barocca. La facciata è contrassegnata da alte lesene, timpano triangolare e nicchie disposte su due livelli, secondo un modello diffuso in zona. Sfoggia forme più leggiadre il vicino ossario, costruito nel 1777 e affrescato due anni dopo.

All’interno, il gradevole aspetto della navata deriva in larga misura dal pavimento in marmo bianco e pietra verde locale (1718-20) e dalle belle cancellate, testimoni di un fiorente artigianato del ferro. Una nota di colore proviene dalla cappella maggiore, affrescata con Storie della Vergine, Profeti e Angeli dal bergamasco Giuseppe Prina, attivo in Valtellina all’inizio del Settecento. L’altare in marmo dei fratelli Buzzi di Viggiù (1742) ospita un dipinto più antico raffigurante l’Annunciazione. 

La cappella di sinistra, intitolata allo sposo di Maria, è arredata con un altare in stucco che gioca sul contrasto cromatico tra le parti strutturali nere e le candide statue (1738). La pala raffigura il Transito di san Giuseppe. Sempre del Prina sono le due tele alle pareti con Storie di vita di san Francesco Saverio. La cappella di destra, intitolata alla Madonna del Carmelo, ha un aspetto più semplice, ma è qui che si indirizzano i fedeli quando entrano in chiesa e qui si conserva l’unico ex voto sopravvissuto. La tela seicentesca raffigura la Madonna nell’atto di consegnare lo scapolare a Simone Stock.