Via S. Martino, 66, 23017 Morbegno SO
Lungo l’antica strada pedemontana che da Piantedo si dirigeva verso Talamona, intorno al 1418 sorge una prima chiesa intitolata ai Santi Lorenzo e Bernardo di Chiaravalle, che si rivela presto inadeguata al flusso di pellegrini richiamati dalla fama dei molti miracoli concessi dalla Vergine.
Il culto si era focalizzato intorno a una Madonna col Bambino di gusto tardogotico, affrescata nel 1440 su una parete. Sottratta alla demolizione, questa raffinata immagine diviene fulcro devozionale e visivo del nuovo tempio innalzato a cavallo fra Quattro e Cinquecento con il corale coinvolgimento dei Morbegnesi, sotto la regia della potente Compagnia dei Disciplini.
Intorno all’affresco miracoloso viene infatti costruita una stupefacente “macchina d’altare” in legno, composta da pannelli ad altorilievo con episodi di Vita della Vergine e statue di ogni formato, opera di artisti lombardi al tempo richiestissimi: Giovan Angelo e Tiburzio Del Maino, per la parte scultorea (1516-19); Gaudenzio Ferrari e Fermo Stella, per la dipintura con colori e foglia d’oro (1520-26).
Di limpide linee bramantesche, impreziosito da fregi dipinti e da mensoline in cotto (caso unico in valle), il santuario è perla del Rinascimento valtellinese e lombardo, riconducibile forse al grande architetto e scultore Tommaso Rodari, autore certo delle parti scultoree in pietra di Saltrio della facciata: le finestre con timpano triangolare, il magnifico rosone e il portale con decori all’antica, sormontato dalle statue dell’Angelo e della Vergine Annunciata (1517).
Il Settecento è stagione di rinascita. Si interviene sul tiburio, sostituendo la copertura a cupola con un tetto a falde, e sulla possente torre campanaria che viene di molto sopraelevata, ma nella parte bassa ancora si apprezzano gli archetti in cotto coerenti con i tratti stilistici della chiesa. Sul retro viene aggiunto un ossario.
I cambiamenti più significativi riguardano tuttavia l’interno, dove il nitore rinascimentale cede il passo all’esuberanza barocca. Entrando se ne ha subito un assaggio sulle pareti, con le Storie della Vergine e gli Angeli musicanti del comasco Pietro Bianchi (1703-06), e sulle volte, con la Gloria dei santi Bernardino e Lorenzo e la Gloria della Vergine del morbegnese Giovan Pietro Romegialli in coppia con l’esperto quadraturista milanese Giuseppe Porro (1768).
La cupola affrescata dal bergamasco Giuseppe Prina è un tripudio di Angeli musicanti disposti in cerchi concentrici a introdurre l’Incoronazione della Vergine (1709-12).
Nella sala grande del capitolo, originariamente utilizzata per le riunioni della confraternita, sono esposti reperti venuti alla luce in occasione dei restauri, e tanti dipinti, paramenti, stendardi, oreficerie e reliquiari capaci di testimoniare un lungo percorso di fede e di devozione.