Via Senatore Enrico Guicciardi, 23026 Ponte in Valtellina SO
La chiesa sorge lungo una storica via acciottolata che attraversa il paese da parte a parte, passando accanto alla parrocchiale di San Maurizio e alla gesuitica chiesa di Sant’Ignazio.
L’acciottolato è tratto distintivo del centro storico di Ponte, che conserva integro il reticolo viario medioevale fatto di stradine e viottoli dove il tempo sembra essersi fermato. Nel tardo Medioevo il lato meridionale della via allineava già diverse case patrizie e una piccola cappella privata dedicata ai santi Cornelio e Cipriano, sui cui resti nel Seicento viene elevato l’attuale edificio che comincia a venire detto anche “dell’Angelo Custode”.
La doppia dedicazione trova riscontro nella pala d’altare, con i due santi martiri e l’Angelo Custode rappresentati ai piedi della Trinità. L’intitolazione mariana viene introdotta nella seconda metà del Settecento quando anche in Valtellina trova larga diffusione il culto della Madonna del Buon Consiglio, la cui tenera immagine vigila sui fedeli dalla sommità dell’altare.
Solo in tarda età barocca questa piccola chiesa viene dunque ad aggiungersi ad altri ben più antichi poli di devozione mariana esistenti in paese: la chiesa della Madonna di Campagna, ubicata ai margini dell’abitato, e la splendida cappella della Vergine nella parrocchiale di San Maurizio.
La sobria facciata quasi si confonde con i prospetti intonacati delle case, se non fosse per il campaniletto a vela che si scorge solo quando ci si avvicina al minuscolo sagrato, sotto il quale potrebbe celarsi l’area cimiteriale di cui parlano i documenti. L’interno sorprende per la ricchezza degli affreschi che fingono l’esistenza di stucchi e marmi, il tutto sui toni pastello come usava nel Settecento. Il rivestimento pittorico comprende persino la cantoria dell’organo e la bussola dell’ingresso.
L’esito più raffinato si riscontra sulle pareti e le volte dell’aula, dove quattro tele ovali di Alessandro Paravicini sono felicemente inserite entro luminose decorazioni eseguite da pittori di area milanese: l’anziano Ferdinando Crivelli affiancato dal figlio Giuseppe (1766-1777). Il contrasto fra il tono scuro delle tele e la cromia ariosa delle pareti è ovviamente un effetto ricercato, figlio di una accurata progettazione e del grande affiatamento tra artisti che avevano già lavorato insieme in altri contesti valtellinesi.
All’occhio attento certo non sfugge la minor ricercatezza degli affreschi del presbiterio, eseguiti dal valtellinese Giovanni Pedrazzini (1777).