Via S. Giorgio, 2, 23033 Grosio SO
A Grosio si fa ancora “vita da paese” e la via principale allinea negozietti e bar davanti ai quali i Grosini da sempre amano far capannello.
Per farsi un’idea della Grosio di un tempo serve intrufolarsi dietro il moderno Municipio e raggiungere una antica piazzetta dove fontana e lavatoio fungono da isola spartitraffico. Era lo spazio per le riunioni dei capifamiglia, delimitato da edifici che conservano segni della loro vetustà, come l’ingresso ad “L” rovesciata di una tipica bottega o la cinta muraria del vecchio cimitero.
Ricostruita alla fine del Quattrocento, la chiesa di San Giorgio è tra i pochi edifici di culto valtellinesi rimasti estranei ai rimaneggiamenti di età barocca perché nel Seicento si preferisce costruire una nuova chiesa al margine del paese, piuttosto che rimaneggiare quella esistente.
L’ampia aula conserva belle capriate lignee a vista e due cappelle coperte da edicole in muratura praticabili nella parte superiore: in pratica esistevano due balconcini che i fedeli potevano raggiungere mediante loggiati in legno (rimossi) collegati al ballatoio in controfacciata. Un ingegnoso sistema di passaggi aerei concepito per ampliare la capienza dell’edificio.
In chiesa filtra poca luce naturale, a tutto vantaggio del raccoglimento. Nella penombra si cerchino i volti dei santi plasmati con lo stucco o affrescati sulle pareti, la primitiva vasca battesimale trasformata in acquasantiera, le vetratine rinascimentali o ancora la Deposizione (1590 ca.) di Cipriano Valorsa, longevo pittore di Grosio richiestissimo nella Valtellina del suo tempo. Nella cappella maggiore, si ammiri il ciclo del comasco Andrea De Passeris, con Storie di San Giorgio impaginate sopra gli stalli di primo Cinquecento.
Sotto il profilo della devozione mariana, lo spazio più significativo è la cappella della Vergine, resa bella da una potente confraternita capace di accogliere le istanze artistiche più innovative del momento. L’ancona lignea è del milanese Pietro Bussolo, affiancato dal già citato de Passeris per la rifinitura con colori e foglia d’oro (1494). A parete, la martellinatura dell’intonaco non impedisce di apprezzare una raffinata Madonna della Misericordia tra angeli, affrescata nel 1498 da un pittore intriso di cultura bramantesca.
Proseguendo lungo la via, pochi passi e lo sguardo si apre al verde dei giardini di Villa Visconti Venosta, residenza rinascimentale oggi musealizzata. Di fianco si staglia la parrocchiale di San Giuseppe, con la superba facciata volta in direzione del Dosso dei castelli e della Rupe Magna.