Via al Forte - 23030 Oga in Valdisotto (SO)

La tradizione riferisce di molte apparizioni mariane in terra di Lombardia, assai nota quella di Caravaggio dove la Madonna si manifesta il 26 maggio 1432 a una contadina di nome Giannetta.

Dopo la visione, sul luogo sgorga dell’acqua da subito ritenuta miracolosa per le tante guarigioni e i numerosi prodigi come il fiorire di un ramo secco, ragion per cui l’iconografia include la Madonna, Giannetta e tra loro il fonte, il ramo fiorito e il tempio sorto sul posto. Un culto di tipo locale, dunque, che dalla pianura bergamasca conosce tuttavia larga diffusione nell’intera Lombardia, Valtellina compresa. 

All’inizio del Settecento nel Bormiese si registra un rinvigorirsi di questa specifica devozione: nel 1712 i parrocchiani di Valfurva fanno un voto alla Madonna di Caravaggio e istituiscono una festa che ancora si celebra. Negli anni successivi a Oga e a Livigno sorgono altrettante cappelle subito tappezzate di ex voto.

A Oga l’iniziativa si deve a Giovannino Guana che, uscito illeso da un’aggressione di donnole, in segno di ringraziamento alla Madonna di Caravaggio fa edificare una piccola cappelletta chiusa da un semplice cancello e arredata da un altare ligneo su cui stava un dipinto illustrante la scena dell’apparizione. La prima edicola non esiste più. Nel 1718 viene ceduta alla comunità che delibera la costruzione di un edificio più grande, eretto tra il 1726 e il 1742 su progetto dell’intelvese Antonio Perini. 

Dai pascoli a mezza costa, la “Madonnina di Oga” segnala la propria presenza, regalando a chi sosta sul sagrato una splendida vista sulla conca di Bormio e sulle montagne. 

L’edificio è a pianta centrica, con coretti inseriti nelle pareti oblique. Gli altari sono in legno, dipinti a finto marmo. Nella cappella maggiore si scorge il gruppo ligneo dell’Apparizione della Madonna di Caravaggio che gli Ogolini erano soliti portare in processione issato su apposito baldacchino. 

Passando per Oga, si può nuovamente avvistare la Scena dell’apparizione affrescata su una antica casa nei pressi di una bella fontana in pietra. Da lì, il Cammino mariano si addentra nella selvaggia Val Cadolena per poi scendere verso Cepina, passando per le baite di Calòsc.