Via Strencia, ingresso in Via XXV aprile 23030 Sernio (SO)
Il fertile conoide di Sernio, generato da una enorme frana di età remotissima, è servito da strade interpoderali che in tempo di raccolta delle mele sono tutto un via vai di trattori carichi di cassoni di pregiata frutta.
Sullo versante opposto, le vigne hanno impegnato generazioni di contadini; purtroppo nel 1807 una frana caduta dal Monte Masuccio ha distrutto tutto, formando un lago.
Dopo il disastro, muretti scalette baitelli e sentieri sono stati ripristinati, ma la boscaglia ha infine avuto il sopravvento. Da ultimo è stato però avviato il recupero delle terre incolte, per dare nuova vita a un paesaggio culturale di grande interesse storico.
In contrada Piazza, ai piedi della parrocchiale dei Santi Cosma e Damiano, sorgono gli edifici di maggior rilievo storico e architettonico: Torre Homodei e Palazzo Homodei, appartenuti alla famiglia più facoltosa del paese.
Alla candida chiesetta della Madonna della Neve si giunge percorrendo la Via Strencia, che per secoli ha collegato le quattro contrade sparse: “stretta” di nome e di fatto, delimitata com’è da alti muri.
Costruito agli inizi del Seicento, l’edificio era coperto da un tetto con capriate lignee a vista; le volte in muratura sono di epoca successiva. Può certamente dirsi spoglio, ma la preziosa ancona in legno dipinto e dorato è di tal pregio e bellezza, che lo sguardo ne rimane catturato.
L’ancona di Sernio risale agli anni 1490-95 ed è quindi più antica della chiesa. Proviene con ogni probabilità dalla parrocchiale, che nel corso del Seicento è stata rimaneggiata e dotata di nuovi mobili e suppellettili. Intagliata da Giacomo Del Maino, rientra nel novero delle monumentali macchine d’altare rinascimentali per cui la Valtellina è nota agli studiosi del settore e meta di periodici sopralluoghi.
In basso, quattro statue rappresentano i santi titolari delle chiese locali: San Pietro, i Santi Cosma e Damiano, San Gottardo. Nel mezzo, la nicchia più spaziosa è occupata dalla Vergine in adorazione del Bambino, fiancheggiata da Santa Margherita e Santa Lucia.
Il fastigio ospita l’Annunciazione e il Padre Eterno, brani a tempera di una raffinatezza che non sorprende, perché a valenti intagliatori venivano di solito affiancati pittori di pari prestigio. La frastagliata cornice rococò e i vivaci angioletti intagliati dal tirolese Mattias Peder sono stati aggiunti nel Settecento con intento di svecchiamento, ma sono ormai parte integrante dell’opera.
Sul fondovalle si scorge quanto rimane del lago, un bacino regimato da uno sbarramento realizzato negli anni trenta del Novecento dall’Azienda Elettrica di Milano per alimentare la centrale idroelettrica di Stazzona. Qui, un attraversamento consente di guadagnare il versante opposto e la pista ciclabile per Tirano.