Via Zubiani, 34, 23035 Sondalo SO

La chiesa più importante di Sondalo è intitolata a Santa Maria Maggiore.

Sopra, il versante saliva ben più ripido e selvaggio di come appare oggi, modellato nel secolo scorso dalla costruzione dei sanatori per la cura della tubercolosi. Esisteva già nel 1025, quando viene assegnata dal vescovo al neo istituito monastero di Sant’Abbondio di Como. Ricostruita a partire dal 1629 su progetto del ticinese Gaspare Aprile, conserva arredi di pregio e si distingue per il porticato ad anello sostenuto da possenti muraglioni.
La si avvista da ogni frazione ed esisteva già nel 1025, quando risulta tra i possedimenti del monastero di Sant’Abbondio di Como.
A quel tempo era certamente molto più piccola e ai suoi piedi si estendeva il borgo fortificato. Sopra, il versante saliva ben più ripido e selvaggio di come appare oggi, modellato nel secolo scorso dalla costruzione dei sanatori per la cura della tubercolosi. 
Nulla rimane dell’edificio altomedioevale. Per far fronte ai danni causati da incendi e distruzioni varie, la chiesa è stata più volte ricostruita, adeguandola via via alle mutate esigenze della comunità. Le tracce più antiche sono i lacerti d’affresco murati dietro l’altar maggiore, provenienti dall’abside rinascimentale demolita nel 1895 per far posto a un nuovo grandioso presbiterio e a una seconda sagrestia. 

La chiesa viene ricostruita a partire dal 1629. I primi sforzi si concentrano sulla navata che, secondo le tendenze del momento, è concepita ampia, coperta da volte e fiancheggiata da cappelle laterali stuccate. Il campanile viene innalzato a fine secolo dal capomastro Stefano Panizza.
Tratto distintivo dell’edificio è il porticato ad anello, carico di segni lasciati dal tempo e dall’uso: le scritte a parete, le lastre sepolcrali e, sul fondo, la porta dell’oratorio della confraternita dei Disciplini, dedicato a Sant’Antonio. Verso montagna troviamo invece le case appartenute ai custodi, l’ingresso all’oratorio confraternale di Santa Dorotea e la sbiadita Crocifissione di una perduta sagrestia. 

Il complesso è sostenuto da possenti muraglioni. In passato si accedeva al portico da una gradinata esterna sacrificata quando, nel secolo scorso, si è pensato di regimentare e quindi coprire il torrente Rio che scorreva a fianco della chiesa, adottando una moderna sistemazione con aiuole e scalinata centrale. Sopravvive invece il suggestivo scalone ricavato entro lo spessore delle fondazioni. 

Internamente si contano molte immagini a soggetto mariano: le troviamo affrescate sulle volte, dipinte su tela, scolpite nel legno, dipinte e ricamate su grandi e preziosi stendardi.
L’effigie più curiosa è la “Madonna vestita” che il vescovo a fine Ottocento ha fatto togliere dall’altare del Rosario. Il ricco corredo tessile della statua, composto da abiti e sottane, è andato disperso; si conserva il manichino ligneo con il suo baldacchino processionale.