Via Sassello, 23032 Bormio SO

Bormio è suddivisa in cinque “reparti” e Combo è l’unico sulla sponda sinistra del Frodolfo, il torrente che in passato ha fornito l’acqua necessaria per irrìgare i campi e la vasta piana dell’Alute.

Nel secolo scorso ai piedi del versante sciabile sono state costruite case, alberghi e le partenze degli impianti di risalita, il nucleo storico della contrada conserva tuttavia il tracciato stradale medioevale e offre scorci pittoreschi: qualche dimora di impronta signorile, molte tipiche case contadine con stalle e fienili e, immancabile, il segno del sacro lungo la pubblica via, sotto forma di crocifissi affreschi e santelle.
Nel cuore di Combo sorge la trecentesca chiesa di Sant’Antonio abate detta anche del Santo Crocifisso per via di un Crocifisso ligneo miracoloso, protagonista di rituali processioni. 

La chiesa del Sassello è appollaiata su una roccia affiorante nella parte alta del reparto e dal minuscolo sagrato erboso si gode di una splendida vista su Bormio e sulla Réit, dalle cui viscere sgorgano le acque calde rinomate già in epoca romana. 
Edificata nel 1398 da un un devoto bormino e sopraelevata nel 1684, è sempre stata di patronato privato. Sulla parete curva dell’abside, sbiadite figure aureolate ne confermano l’origine tardomedioevale: si tratta degli Apostoli seduti su scranni, degno fondale per la primitiva anconetta a sportelli ora esposta al Museo civico di Bormio

Il dipinto dell’altar maggiore raffigura la Visitazione di Maria a Elisabetta (1652) perché c’è stato un tempo in cui l’edificio era intitolato a questo mistero. L’episodio sottende complessi contenuti teologici, ma la gente semplice vedeva in questa tela l’affettuoso incontro di due future madri. Non a caso le donne solevano raggiungere la chiesa del Sassello per raccogliersi in preghiera e confidare il proprio desiderio di maternità a Maria e a santa Elisabetta, che partorì un figlio in età avanzata. 

L’intensità del culto mariano è comprovata dai numerosi ex voto appesi alle pareti: trentatre tavolette databili tra Sei e Ottocento, capaci di restituire uno spaccato di vita bormina, ricche come sono di dettagli etnografici e di costume. Delizioso il paliotto in cuoio punzonato e dipinto, con la Madonna col Bambino tra i santi Francesco e Nicola da Tolentino entro medaglione. 

Lasciata la chiesa, per proseguire occorre scendere nel vicolo e avvicinarsi al torrente, dove la pala di una vecchia segheria, alimentata da un canale, è residua testimonianza delle numerose attività artigianali del passato. Il tracciato del Cammino mariano introduce in Valfurva lungo una pista ciclabile parallela al Frodolfo, il cui alveo sassoso lascia immaginare l’impeto delle acque in tempo di piena.